L’Architettura contemporanea si avvale ad oggi del supporto massivo di strumenti digitali nei processi di progettazione. Già dai primi esperimenti, nel corso degli anni Ottanta, alcuni architetti di avanguardia cominciarono a utilizzarne le potenzialità per creare spazi dalle qualità più avanzate o addirittura non ottenibili tramite l’elaborazione per mezzo di tecniche tradizionali. L’utilizzo di codici e processi algoritmici nella progettazione permettono ad esempio la generazione di sistemi morfologici complessi la cui determinazione sarebbe impossibile al di fuori dell’ambiente digitale. Tali strumenti permettono anche di tenere conto di molteplici aspetti performativi dei sistemi, di valutarne l’inserimento all’interno dell’ambiente chimico fisico in fase di progettazione e di determinarne la variazione e il comportamento nel tempo. La proposta per la nuova biblioteca della facoltà di Architettura di Firenze ha rappresentato un caso studio dello sviluppo di un sistema complesso altamente integrato con l’ambiente.
Il progetto si inserisce all’interno di un ampio piano di rinnovamento di area usata fino a tempi recenti come convento e poi come penitenziario. Gli spazi preesistenti sono stati convertiti in archivio, la nuova addizione provvede spazi per lo studio, aree di incontro, un auditorium e uno spazio espositivo.
Il progetto esplora le qualità della modulazione di superfici in un campo intensivo di forze dove la particolare distribuzione di materiale crea strutture performative e spazi altamente differenziati.
Questo tipo di intelligenza materica è molto frequente in biologia:
“Biology makes use of remarkably few materials, (…) and they have much lower desities than most engineering materials. They are successful not so much becouse of what they are but becouse of the way they are put togheter.” (“Biodynamics”, George Jeronimidis, Architectural Design Magazine, Vol. 74, Wiley, 2004).
In una prima fase di analisi è stata raccolta una vasta quantità di dati rilevanti relativi a viabilità, condizioni di traffico, accesso degli utenti e contesto tridimensionale.
In una seconda fase i dati sono stati usati per descrivere un campo tridimensionale di vettori il quale è stato l’input per il processo di generazione delle superfici.
Il processo si basa sulla estrazione dal campo di vettori di superfici descriventi insiemi equipotenziali. Tra le numerose soluzioni generate è stata quindi selezionata quella che rappresenta il miglior compromesso tra performance strutturale e programma funzionale.
Ad una scala più di dettaglio, la porosità della superficie è ispirata ad un particolare tipo di superficie minima triplamente periodica, Schoen’s manta surface, questa struttura si basa sulla ripetizione tridimensionale di una semplice cellula cubica. La proliferazione di questa cellula su pattern complessi da risalto a effetti emergenti particolarmente interessanti
Inoltre, la variazione topologica di questo modulo è stata studiata per definire una interfaccia performativa di regolazione bioclimatica tra l’interno e l’esterno della biblioteca e raggiungere un adeguato comfort termico e una corretta illuminazione degli ambienti sia in condizione estiva che in quella invernale. In particolare dove l’analisi ha riportato una bassa quantità di radiazione solare è favorito il passaggio di luce diretta, al contrario il passaggio di luce diffusa è favorito dove la radiazione solare registrata è alta.
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Continua sul numero 7 di Nemeton
Tags: architecture, Syntetic biology