È stata scomperta la Pompei vegetale, un’antica foresta di 300 milioni di anni fa, nel cuore della Mongolia, che come la città vesuviana è stata sepolta da un’eruzione vulcanica. Molti alberi sono stati trovati così come erano caduti sotto il peso delle ceneri, con i rami ancora completi di foglie.
La scoperta, annunciata sulla rivista (in inglese) dell’Accademia di scienze americane (Pnas), si deve a un gruppo internazionale coordinato da Jun Wang, dell’Accademia cinese delle scienze.
Bosco sepolto da un’eruzione. Lo strato di cenere sotto il quale la foresta era sepolta è datata a circa 298 milioni di anni fa. Questo lo fa risalire all’inizio di un periodo geologico chiamato Permiano, durante il quale le placche continentali della Terra erano ancora in movimento le une verso le altre per formare il supercontinente Pangea. Nord America ed Europa era fusi insieme e la Cina e l’attuale Mongolia erano situati dove si trova ora l’equatore.
La scoperta aiuterebbe lo studio di ecosistemi. Secondo gli autori, quindi, la foresta si è formata in un periodo caratterizzato da oscillanti variazioni climatiche e potrebbe aiutare a comprendere gli antichi ecosistemi, ma anche gli effetti dei cambiamenti climatici sulla vegetazione attuale. Grazie ai fossili i ricercatori sono riusciti a ricostruire circa mille metri quadrati del bosco. Il sito, sottolineano i ricercatori, è unico in quanto fornisce una sorta di fotografia istantanea dell’antica foresta perché la cenere vulcanica ha coperto la vegetazione nel corso di pochi giorni e le piante sono state conservate come sono cadute, in molti casi, nei luoghi esatti in cui sono cresciute.
Riconosciuti 6 gruppi di piante. Sono stati identificati sei gruppi di arbusti, tra cui conifere e felci e una specie estinta di piccoli alberi chiamati noeggeratiali. La foresta era costituita da piante più basse come le felci arboree, che costituivano una sorta di primo livello, e da alberi molto alti, fino a 24 metri di altezza, come la Sigillaria, una pianta curiosa ora estinta dal fusto sottile e dalla chioma formata da pochi rami e un’antica conifera, la Cordaites, anch’essa scomparsa. Lo studio ha rivelato notevoli differenze locali nei paesaggi, tra cui un sito dove i noeggeratiali erano il gruppo dominante.
Foresta “conservata perfettamente”. Molti alberi sono stati trovati ancora con rami, foglie, tronco e coni intatti, nella loro interezza. Uno degli autori, il paleobotanico Hermann Pfefferkorn dell’università della Pennsylvania ha spiegato che la foresta «si è conservata perfettamente». Pfefferkorn ha aggiunto: «Possiamo individuare un ramo con le foglie ancora attaccate, e poi troviamo il prossimo ramo e il ramo successivo e anche il tronco dello stesso albero».
Fonti:
www.monzaflora.net